Colgo l'occasione della festa della mamma per ricordare a tutte le donne, che abbiano figli o meno, che fin dall'antichità il nome madre ha avuto molteplici significati da un punto di vista sociale. Le stesse dee dell'Olimpo si dividevano in madri - come Demetra, Era, Afrodite - e dee vergini -come Artemide o Atena - tuttavia anche queste ultime venivano appellate con il termine "madre" in alcuni canti o preghiere rituali.
Perché? La donna, anche quando non ha figli, ha un ruolo sociale di cura, di comprensione profonda dell'essere umano, di empatia: riesce ad agire con il cuore, con sentimento e emozione.
Già nel febbraio 2016 uno studio (Is Gender Diversity Profitable? Evidence from a Global Survey di Marcus Noland, Tyler Moran, and Barbara Kotschwar) ha messo in evidenza gli effetti positivi sulla stabilità delle aziende procurati dalla presenza di donne ai vertici della leadership (CEO).
La collaborazione tra generi crea stabilità, relazioni positive e maggiore propensione alla comunicazione assertiva proprio grazie alle differenti abilità che comunemente caratterizzano uomini e donne, i primi tendenzialmente più razionali e logici, le seconde più empatiche e intuitive. Questo ovviamente non implica l'assenza di empatia negli uomini o di logica nelle donne, è piuttosto una diversa modalità di approccio dovuta a questioni evolutive e a educazione impartita.
Le caratteristiche relazionali della donna, sviluppate nei secoli anche grazie al suo ruolo di cura e accudimento nella famiglia, diventano oggi un potente strumento di crescita e benessere sociale, anche fuori dal nucleo familiare.
Ecco perché è così importante che la donna non dimentichi mai quali siano le sue qualità e non le rifiuti per il pregiudizio troppo diffuso di eccessiva propensione al sentimentalismo, piuttosto impari a gestirle per offrire un prezioso aiuto nello sviluppo civile umano.
A dimostrazione che si può essere razionali e al tempo stesso dotate di sentimento, vi presento di seguito dei versi scritti per mia madre.
Parlami di te
Accoglimi nel tuo ventre,
o madre amorevole
fatta di terra e acqua,
pulite dal tempo,
riterse dal canto.
Parlami dei tuoi anni avversi,
dei giochi di bambina,
delle piccole fughe ribelli
dei sorrisi e dei pianti
non trattenerti.
Parlami di te
quando non sei mamma,
quando vivi te stessa
e ti inquieti con la vita,
quando pensi alle memorie
e non riesci ad abbandonarle.
Parlami di te, mamma,
priva dei lacci di un nome.
Scritto da Silvia Lo
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